Ricevo e pubblico  il resoconto di Mario Vaudano sull’evento tenutosi oggi a  Milano in ricordo della barbara uccisione del giudice Guido Galli avvenuta il 9 marzo 1980 all’Università Statale per mano dell’ organizzazione terroristica  Prima Linea durante il periodo noto come anni di piombo. Per i non addetti ai lavori  l’ex giudice Mario Vaudano compagno e amico di Franco Giordana, giudice istruttore inquirente della vicenda,  ebbe la ventura di dover giudicare  vent’anni anni dopo, in qualità di presidente del collegio di sorveglianza di Torino,  la liberazione condizionale di Sergio Segio uno dei coautori dell’omicidio, noto come il Comandante Sirio.  Mario, ben consapevole della grande responsabilità che si assumeva, concesse   il beneficio sebbene il ricordo del collega ucciso suscitasse ancora in lui, a distanza di tanti anni dal fatto dolore e sofferenza. Aveva visto giusto. Sergio Segio  è oggi scrittore e saggista, dedito ad  attività sociali, come il miglioramento delle condizioni carcerarie, i diritti e umani e il problema delle droghe.

” Il ricordo dell’Associazione Nazionale Magistrati per il 42 anniversario  dell’omicidio del giudice Galli ha previsto  la lettura da parte del magistrato Lucio Nardi di un passo tratto dal romanzo di Giorgio Fontana “Morte di un uomo felice”. Un momento  molto intenso accompagnato dalla Corale Polifonica Nazariana e dalle musiche di Riccardo Rijoff al pianoforte, Andrea Cavalazzi al violoncello, Solange Marchignoli al flauto e dalla voce di Laura Valente.

Guido Galli aveva 47 anni, insegnava criminologia alla Statale ed era giudice istruttore, aveva appena istruito la prima maxi inchiesta sul terrorismo rosso scaturita dopo l’arresto di Corrado Alunni, ma non aveva alcuna protezione. Il killer lo avvicinò qualche istante prima dell’inizio della lezione, mentre leggeva il codice seduto su una panca nel corridoio deserto: dopo avergli chiesto se era lui il dottor Galli, gli scaricò addosso tre colpi di P38. Quel giorno, all’università, c’è anche sua figlia Alessandra, studentessa in legge, che accorse davanti alla stanza 305 trovandosi dinanzi il corpo del papà ricoperto da un lenzuolo bianco. Una foto diventata poi famosa dell’orrore di quegli anni, con il cardinale Carlo Maria Martini impietrito davanti al cadavere di Galli.

Fu Sergio Segio a uccidere materialmente Guido Galli. Michele Viscardi lanciò il candelotto fumogeno, urlando “la bomba”, Maurice Bignami fece d’appoggio ai killer, Franco Albesano attendeva nell’atrio.

Mario Vaudano  “