Ho letto con interesse e tutto di un fiato il diario professionale del collega Mario Vaudano oggi impegnato in una lunga lotta contro la  sofferenza  e la disabilità. E mi ha colpito  la voglia di vivere  che traspare dalle sue pagine  e il suo coraggio indomito di fronte alla malattia e al pericolo dell’esclusione. Mario non dimentica  mai di essere un combattente e affronta i suoi problemi di salute con la stessa forza con cui ha  lottato durante la sua lunga carriera professionale contro  i poteri forti. Mi pare un insegnamento  importante, utile  sia  per i giovani magistrati che per quelli che aspirano a diventarlo.

Nello scorrere il denso libricino  “la difficile giustizia”, non ho potuto, innanzitutto,  fare a meno di pensare che la storia professionale  raccontata dal suo autore  è molto simile a quella di tanti altri magistrati della sua generazione, me compresa.  Non  c’è collega della nostra  epoca  che non abbia amato il suo mestiere e che vi abbia, spesso ingiustificatamente, sacrificato troppo.

Mario Vaudano, nasce da una buona famiglia torinese e, giovanissimo, quasi per caso, diventa magistrato,  spinto dal desiderio di mettersi al servizio della comunità.  Sono anni difficili costellati da inquietudini terroristiche ed in pieno fermento dal punto di vista ideologico e istituzionale. Si comincia a  pensare ad un nuovo profilo di magistrato, calato nella società   in cui vive,  pronto a dare alla norma la giusta interpretazione evolutiva.  Il sistema giudiziario italiano risente ancora della struttura gerarchica  del periodo fascista e il legislatore è cronicamente in ritardo nel cogliere le istanze della società  italiana che  sta, invece,  cambiando molto rapidamente.

A Mario, appena entrato in magistratura,  viene assegnata una funzione importante e delicata,   quella del giudice istruttore oggi abolita dal codice di procedura penale.  Ha   la fortuna di incontrare sulla sua strada dei grandi maestri  e quando  si imbatte in uno scandalo truffaldino dalle dimensioni enormi riesce,  non senza fatica e forti ostacoli,  a farvi chiarezza. Lo aiutano i colleghi del suo ufficio ed il suo coraggio.

Dallo scandalo petroli la vita professionale di Mario si snoderà poi nel settore penale  tra alterne vicende fino al  riconoscimento di incarichi direttivi prestigiosi ma pieni di spine  che lo costringeranno  ad un brusco revirement professionale presso  l’Olaf, cui approderà alla fine della carriera senza aver perso un grammo della sua  determinazione e del suo giovanile  coraggio professionale.

Auguro  a chi vorrà leggere il libro di Mario Vaudano di appassionarsi alla storia giudiziaria e  di  combattere per  una magistratura libera e indipendente come ha provato as esserlo Mario e tanti altri della sua età

Maria Rosaria Sodano