La  legge di delega sull’ordinamento giudiziario (cd riforma Cartabia) contiene nuove norme immediatamente efficaci sulle elezioni del nuovo Consiglio Superiore del magistratura la cui componente togata  sta per essere rinnovata  con elezioni che si terranno il prossimo settembre 2022 quasi in contemporanea con le elezioni parlamentari.   L’insediamento dei consiglieri togati   eletti avverrà purtroppo  con mesi di ritardo rispetto alle solite tempistiche tenuto conto della impossibilità del  nuovo Parlamento di poter procedere alla nomina dei componenti dei Dieci componenti laici  che, come è noto, devono essere scelti fra avvocati e professori universitari di prestigio in seduta comune .
Il  futuro Consiglio superiore della magistratura sarà composto di 33 membri. Tre quelli di diritto: il Presidente della Repubblica; il Primo Presidente di Cassazione; il procuratore generale presso la Cassazione. Dieci i laici eletti dal Parlamento. Venti i togati: 2 in rappresentanza della Cassazione, 5 delle procure; 13 per la magistratura giudicante. I magistrati voteranno in 7 collegi (uno per la Cassazione, due per la magistratura inquirente; quattro per la giudicante). In ciascun collegio (non pià nazionale)  si eleggeranno due componenti. Si prevede inoltre per i giudicanti una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale e per i requirenti il recupero di 1 miglior terzo. Per candidarsi non sono previste le liste; ciascun candidato presenta liberamente la propria candidatura individuale. Devono esserci un minimo di 6 candidati. Se non arrivano candidature spontanee o non si garantisce la parità di genere, si integra con sorteggio.

Il sistema dovrebbe garantire l’affrancamento dalle correnti dei singoli candidati e la scelta da parte della base  di colleghi preparati, indipendenti e disponibili all’ascolto.

Ospito pertanto volentieri il programma di  un aspirante Consigliere, Edoardo Savarese, giovane magistrato indipendente che si candida  del tutto autonamente nel collegio dell’Italia centrale, affrancato dall’ANM (alla quale non è iscritto da tempo) e con l’unico intento di fare servizio  e di realizzare l’interesse di tanti giudici lavoratori …e null’altro .

Programma alla base della candidatura di Eduardo Savarese

 

Con piacere ed emozione condividiamo con voi il senso del nostro stare insieme e quei valori che, nostra base comune, hanno portato, noi, ad individuare in Eduardo Savarese un candidato possibile al CSM.

 

Si tratta di linee programmatiche che nascono all’interno di un discorso culturale protrattosi negli ultimi anni, che si è sviluppato con un confronto fatto di webinar e di incontri, aperti anche all’esterno tutte le volte in cui gli argomenti trattati sollecitavano l’ascolto delle mille critiche che ci sono rivolte da fuori, per provare a parlare un’unica lingua con la società civile, almeno sui grandi temi della Giurisdizione.

 

Il nostro impegno civile per affermare i valori della Costituzione anche nell’autogoverno continuerà.

Speriamo che Eduardo possa agire in prima persona, ma, in ogni caso, quale che sia la composizione del Consiglio, daremo il nostro contributo culturale, in modo leale e collaborativo, all’azione dell’organo di autogoverno.

 

A nostro avviso, la suddetta azione non può che essere improntata a riportare al centro del sistema il modello di giurisdizione delineato dalla Costituzione, modello fondato sulla concezione del potere giurisdizionale quale potere diffuso, senza vincoli gerarchici, non burocratizzato, soggetto soltanto alla legge, al fine di renderlo indipendente e autonomo da sollecitazioni interne ed esterne, attento all’interpretazione del complesso sistema delle fonti giuridiche.

 

 

Obiettivi.

  1. Indipendenza interna e qualità del lavoro del magistrato.

Con opportune proposte di revisione o di formulazione ex novo delle circolari applicative, occorre tenere sotto controllo e limitare al massimo negli effetti tutti i profili della “riforma Cartabia”, che mirano a gerarchizzare gli uffici giudiziari.

In particolare:

  1. l’azione organizzativa di direttivi e semi – direttivinon deve tradursi in forme di limitazione dell’indipendenza interna del singolo magistrato e non deve dare luogo a corsie preferenziali attraverso la distribuzione discrezionale di incarichi di collaborazione, al fine di precostituire le cd. medagliette;
  2. le valutazioni di professionalitàdevono essere massicciamente semplificate, in modo da riservare gli approfondimenti istruttori a quelle situazioni che possono portare ad una valutazione non positiva o addirittura negativa. Il discutibile criterio di verifica della professionalità del magistrato, che fa leva sulla tenuta dei suoi provvedimenti nei gradi successivi, deve essere rigorosamente contestualizzato e interpretato, per verificare se, nelle singole fattispecie concrete, vi sia una situazione effettivamente patologica;
  3. devono essere definiti per tutti gli uffici giudiziari gli standard medi di rendimento unitari a livello nazionale, strumento essenziale di salvaguardia della qualità del lavoro del singolo magistrato epunto di partenza per evidenziare le storture delle attuali piante organiche, soprattutto degli uffici giudiziari più piccoli. Gli standard costituiscono il baluardo contro il mantra dell’efficientismo fine a se stesso e del tutto acritico. E sono una difesa per i singoli magistrati, soprattutto i più giovani, rispetto a dirigenti e a programmi di gestione che spingano il piede sull’acceleratore della produttività a ogni costo.
  4. le piante organiche devono essere riviste: a tal fine, deve essere costituito un gruppo di lavoro, aperto alla partecipazione di accademici ed esperti in altre scienze sociali, che, partendo dai dati forniti dall’ufficio statistico del CSM, proceda all’analisi della domanda di giustizia ed all’individuazione del numero di affari che, in media, pervengono annualmente a ciascun ufficio giudiziario, in modo da differenziare le situazioni, facendo emergere quelle caratterizzate da particolari criticità, non solo per tenerne conto in sede di valutazioni di professionalità o in sede disciplinare, ma soprattutto per procedere alla ormai irrinunciabile revisione delle piante organiche, che è specifica responsabilità del potere politico.

 

  1. Le nomine dei dirigenti.

Il baricentro di ogni valutazione dei concorrenti dovrà tornare ad essere l’attività svolta nella giurisdizione. Questo comporta:

  1. fuori ruolo:la degradazione a fattore del tutto residuale e di scarsa importanza del valore dell’attività svolta fuori ruolo, specialmente laddove sia avvenuta su nomina politica.
  2. Trasparenza:la decisione sulle nomine dovrà essere preservata da ogni distorsione derivante da logiche di appartenenza correntizia e per questo resa sempre verificabile nei presupposti addotti a sostegno. Pur nella consapevolezza delle nuove indicazioni contenute nella legge delega n.71/2022, dovrà prestarsi somma e costante attenzione a che la comparazione dei vari indicatori avvenga in modo profondamente diverso da quanto fatto sino ad oggi.
  3. Agenda per una trattazione concentrata e obiettiva:l’azione del CSM dovrà essere quanto più trasparente possibile, fissando criteri precisi per la deroga, prevista, in casi particolari, dal d.lgs. n. 71 del 2022, alla definizione delle procedure secondo l’ordine temporale con cui i posti si sono resi vacanti, e ciò al fine di fugare dubbi sul corretto agire del Consiglio e non lederne il prestigio.
  4. Valorizzazione della poliedricità dell’esperienzagiudiziaria e in particolar modo di quella svolta nei diversi settori (giudicante civile, giudicante penale, procura), in specie per la nomina dei direttivi.

 

  1. Il disciplinare.

 

La trasparenza dovrà riguardare anche la gestione dei procedimenti disciplinari a partire dalle decisioni di archiviazione da parte del P.G.

  1. Centralità dell’art. 105 Cost.che attribuisce al solo CSM la competenza sui provvedimenti disciplinari, con obbligo della Procura Generale di comunicare al CSM medesimo i provvedimenti di auto-archiviazione al fine di evitare utilizzi strumentali e discriminatori del potere disciplinare;
  2. Il disciplinare da ritardo: nei procedimenti disciplinari relativi ai ritardi nel deposito dei provvedimenti dovranno essere considerate quali possibili scusanti, oltre alle particolari condizioni familiari o personali, la laboriosità del magistrato e la situazione patologica dell’ufficio cui appartiene quanto ad arretrato e a sopravvenienze;
  3. Le pratiche di incompatibilità ambientale collegate a profili disciplinari:si tratta di modi potenzialmente gravissimi di attacco all’indipendenza del magistrato. Il CSM deve agire con la massima trasparenza, con oggettività, aprendosi al confronto con la magistratura senza segretare il dibattito, ed ogni consigliere deve prendere posizione ferma e decidere, con netta limitazione della facoltà di astensione.

 

  1. La professione intellettuale del magistrato.

L’azione nell’organo di autogoverno deve avere come stella polare una figura di magistrato che non sia un mero tecnico del diritto, avulso dal contesto sociale e impegnato in un’applicazione burocratica delle norme, ma sia soprattutto un umanista, dotato degli strumenti culturali che gli consentano di resistere alle pulsioni che dall’esterno e dall’interno mirano a limitare la sua indipendenza a discapito dei diritti dei cittadini, nel cui unico interesse è previsto il modello di giurisdizione delineato dalla Costituzione repubblicana.

La scelta del comitato direttivo della Scuola Superiore è, in questa prospettiva, un aspetto fondante, soprattutto per le nuove generazioni di magistrati. Così come pure la promozione di un dibattito sempre aperto ed effettivo sui mutamenti socio-economici, sui contesti più vasti in cui si muove la giurisdizione, sui progetti di modifiche legislative, che, ai più diversi livelli, chiamano in causa il ruolo, la funzione, il lavoro del magistrato.

 

  1. Il CSM “aperto”.

 

Bisogna costituire uno sportello presso il CSM capace di rispondere alle domande dei magistrati che vogliano acquisire informazioni sulle pratiche di loro interesse. Anche questo comporta trasparenza e recide il bisogno di legame tra il singolo consigliere e i magistrati.

 

 

Il comitato elettorale: Stefania Amodeo, Caterina di Martino, Barbara Di Tonto, Ulisse Forziati, Mario Fucito, Anna Grillo, Enrico Quaranta, Francesca Reale, Eduardo Savarese.