Occuparsi di formazione volontaria, soprattutto in un ambito qual è quello del concorso in Magistratura  in cui corrono molti interessi economici non è facile. Chi scrive, dopo aver fatto il Magistrato per circa quarant’anni, si è dedicata a questo progetto con grande passione ed impegno per oltre due anni e ha scelto di consegnare ad un libro i risultati di questa esperienza onde permettere a tutti coloro che vogliano affrontare in maniera seria e consapevole le prove di concorso di farlo in assoluta serenità,  dopo essersi impadroniti delle tecniche giuste e avere raggiunto un buon grado di autovalutazione della loro  preparazione giuridica. L’autoformazione costituisce il dato fondamentale dal quale partire per affrontare il concorso in Magistratura perché solo una reale consapevolezza del proprio sapere mette al riparo dagli insuccessi personali e consente, peraltro, l’effettiva selezione dei più meritevoli.

E veniamo ai consigli e alle istruzioni in senso stretto.

Prima di provare ad esercitarsi nello scritto è necessario ripassare i programmi delle materie di concorso in modo da acquisire piena padronanza degli istituti giuridici e corretta capacità di individuazione e interpretazione delle norme giuridiche. Il raggiungimento di tale obiettivo non è affatto scontato e richiede un grandissimo impegno personale perché si raggiunge gradualmente attraverso lo studio e l’applicazione personale; spesso, infatti, si commette l’errore di ritenere sufficiente la frequenza a qualche corso di perfezionamento e di fidarsi delle valutazioni che si riportano nelle esercitazioni del corso per poi accorgersi, drammaticamente, solo in sede di concorso, di non essere in grado di svolgere la traccia richiesta.

Il primo punto di partenza per approntare una buona preparazione al concorso è perciò la programmazione giornaliera o settimanale, suddividendo gli argomenti da trattare secondo un calendario ben preciso da rispettare pedissequamente. L’obiettivo è infatti quello di studiare in maniera concentrata un preciso numero di ore al giorno o alla settimana lasciando al tempo libero il giusto spazio e individuando le ore necessarie per portare a compimento la vostra programmazione; anche in questa operazione ognuno deve imparare a conoscersi e a dosare le proprie forze e capacità in quanto ad alcuni bastano poche ore di applicazione per esaurire il programma giornaliero ed altri hanno, invece, bisogno di più tempo. E’ certo che, man mano che lo studio viene incrementato, si acquista sempre più velocità nell’apprendimento e nel ragionamento, oltre che reale conoscenza dei propri limiti. La scelta dei testi deve essere qualificata; è utile individuare dei testi universitari o post -universitari che già si conoscono per averli utilizzati all’Università o in altre occasioni di studio curandone l’aggiornamento sistematico e ricorrendo sistematicamente all’uso e lettura del codice commentato di riferimento. Un’altra cosa molto utile è quella di ripetere gli argomenti per iscritto costituendosi un proprio libro di appunti (vedi oltre) da consultare in sede di ripetizione unitamente al codice e alla giurisprudenza. Le mappe o gli schemi personali sono il miglior modo per chiarirsi le idee e trovare i giusti collegamenti tra un istituto giuridico e un altro. Infine, è molto importante cercare di evitare di fossilizzarsi su di una sola materia, magari privilegiando quella che piace di più o in cui si riesce meglio. Le tre materie dello scritto vanno studiate e portate avanti quasi contemporaneamente dedicando a ciascuna di esse una o due settimane. In questa maniera, oltre ad allenare la mente e ad incrementare il proprio sapere è anche possibile acquisire l’interdisciplinarietà, intesa come capacità di passare da una materia all’altra e di integrare ogni argomento con i collegamenti giusti. E’ quanto peraltro si suggerisce di fare in occasione della redazione del tema, come si vedrà più avanti.

Conclusivamente, lo studio ragionato si articola in queste cinque semplici regole che devono essere rispettate man mano che si progredisce nello studio:

  1. Individuare sul testo oggetto di scelta gli argomenti da trattare settimanalmente e farsi un assegno (esempio: prima e seconda settimana di Diritto Amministrativo da pag. tot a pag. tot, prima e seconda settimana di Diritto penale da pag. tot a pag. tot, prima e seconda settimana di Diritto civile da pag. tot a pag. tot ) scegliendo i Macroargomenti sui quali organizzare i propri appunti personali (esempio: Prima e Seconda settimana di Diritto amministrativo: I Macroargomento: le fonti del diritto amministrativo; II Macroargomento: la struttura della PA (l’ente pubblico, la sostituzione, la delega, l’avvalimento, il funzionario di fatto); III Macroargomento: l’organismo di diritto pubblico e le società partecipate. Prima e Seconda settimana di diritto civile: I Macroargomento: le fonti di diritto privato II Macroargomento: gli atti giuridici – le situazioni soggettive; Terzo Macroargomento: prescrizione e decadenza – pubblicità e trascrizione Quarto Macroargomento: persone fisiche e persone giuridiche. Prima e Seconda settimana di Diritto penale: I Macroargomento: le caratteristiche della norma penale (il principio di legalità, l’analogia , la determinatezza della norma, la norma penale in bianco) II Macroargomento: le fonti del diritto penale interno (la riserva di legge -rapporti con le norme di diritto europeo la disapplicazione della norma interna e la diretta applicazione della norma europea ) III Macroargomento: i limiti temporali  all’efficacia della legge penale (il  principio di irretroattività alla luce delle norme cedu e costituzionali, il giudicato penale, l’individuazione della legge penale più favorevole,  il tempus commissi delicti )IV  Macroargomento: I  limiti personali e spaziali della legge penale (le immunità , i reati commessi all’estero, l’estradizione e il MAE,  il riconoscimento delle sentenze penali ) V Macroargomento: i soggetti attivi del reato (la responsabilità penale degli enti, la delega di funzioni)
  2. Leggere due volte il testo
  3. Subito dopo aver letto (e studiato) il testo, ripetere, trascrivendo (a libri chiusi) su propri appunti gli articoli di riferimento, riassumendo i concetti che avete tratto dallo studio e dalla consultazione della giurisprudenza annotata nel codice commentato.
  4. Effettuare collegamenti fra tutti gli articoli trascritti appuntandosi proprie brevi riflessioni riassuntive in modo da pervenire al “cuore” di ciascun argomento
  5. Ripetere un’altra volta ancora, rileggendo i propri appunti e consultando il codice o la legge di riferimento.

Le materie di concorso sono vastissime, ragione per cui un approccio corretto alla prova scritta richiede uno studio protratto e concentrato di almeno sette/otto mesi. Lavorare e studiare è molto complicato. E’ perciò commendevole sospendere per questo periodo le proprie attività professionali e dedicarsi a tempo pieno allo studio. E’ utile anche il confronto bilaterale con qualche compagno di studi. Infine, il ricorso frequente a plurime esercitazioni aiuta a fissare le proprie conoscenze e a chiarirsi le idee.

Le esercitazioni devono essere tenute ben distinte dai temi (o simulazioni di concorso). Infatti le prime si sostanziano in una ripetizione ragionata di quello che si è imparato nel periodo di studio preso in considerazione e servono per acquisire una tecnica di scrittura quanto più lineare possibile Si tratta di componimenti molto importanti perché preparano alla stesura del tema e permettono di sviluppare il ragionamento logico-giuridico acquisendo dimestichezza con la tecnica argomentativa.

I temi si sostanziano in vere e proprie prove e saggiano il punto della preparazione del candidato finalizzandola al concorso. Per questa ragione le tracce devono presentare un grado di complessità molto elevato e costano, di norma, di due parti, una, generale di inquadramento teorico ed un’altra, di parte speciale, tendente a risolvere un problema specifico, molto insidioso, cui si può dare risposta solo affidandosi al ragionamento logico-giuridico. L’elaborato deve essere redatto, fin dalla prima volta, simulando di essere al concorso (fermi e concentrati per otto ore di seguito, con il solo ausilio dei codici non commentati) in modo da ottenere una verifica oggettiva della sua rispondenza ai criteri di correzione adottati dalla Commissione esaminatrice. A titolo esemplificativo, si trascrivono qui di seguito i criteri di valutazione dell’ultimo concorso in Magistratura:

la Commissione, nel suo plenum, allo scopo di garantire la formazione di giudizi oggettivi ed uniformi nella correzione, ritiene che possa considerarsi idoneo il singolo elaborato che:

  1. A) presenti una forma italiana corretta sotto il profilo terminologico, sintattico e grammaticale e riveli adeguata padronanza della terminologia giuridica nonché sufficiente chiarezza espositiva, requisiti tutti indispensabili per la corretta redazione dei provvedimenti giudiziari;
  2. B) presenti una pertinente, coerente, ed esauriente trattazione del tema assegnato e dimostri in capo al candidato la conoscenza degli istituti cui direttamente esso si riferisce e dei principi fondamentali della materia, nonché un’adeguata cultura giuridica generale;
  3. C) riveli la capacità del candidato di procedere all’analisi dello specifico problema a lui sottoposto e di proporne la soluzione logicamente argomentata alla luce degli orientamenti espressi dalla prevalente giurisprudenza nonché dalla dottrina; ove se ne discosti, contenga una spiegazione logicamente argomentata attraverso la conoscenza degli istituti e dei principi fondamentali della materia.

I criteri sopra descritti possono tradursi nei seguenti obiettivi di autovalutazione (e autoformazione):

  1. Il tema deve essere scritto in maniera corretta dal punto di vista logico, grammaticale e sintattico; inoltre deve essere corredato di adeguata terminologia giuridica. Questo requisito suscita nei candidati molta sorpresa perché si da per scontato che un giovane laureato in giurisprudenza che abbia completato – magari brillantemente – il proprio percorso di studi sappia scrivere in italiano. Ed invece, a parere di chi scrive, il possesso di questo requisito non è affatto scontato, e per certi versi, addirittura difficile da acquisire. Questo, perché il corso di studi universitari in giurisprudenza non prevede il raggiungimento di obiettivi formativi di questa natura e non prepara gli studenti all’acquisizione di tali capacità che, spesso, vengono acquisite nel corso dell’esercizio della professione. Passare dal pensiero giuridico allo scritto giuridico (complice, in questo, la completa disabitudine dei giovani alla lettura) è, perciò, un’operazione che i giovani laureati ignorano quasi totalmente. Inoltre, la stesura per iscritto di un pensiero (o ragionamento) complesso volto alla soluzione di una difficile questione giuridica non è affatto facile se compiuta in un contesto emotivo (qual è quello del concorso pubblico) molto forte e coinvolgente. Insomma, non c’è niente da meravigliarsi se un’altissima percentuale degli elaborati presentati al concorso vengono giudicati insufficienti proprio in base a questo criterio. Acquisire una forma corretta, chiara, scorrevole e nello stesso tempo tecnica non è perciò agevole. Sarà necessario (oltre che leggere e studiare molto) esercitarsi molto; in questo senso può essere utile il consiglio sopra esposto sulla necessità di predisporre per iscritto, all’esito di ogni giornata o settimana di studio, un quadro riassuntivo degli istituti giuridici appena esaminati in modo da crearsi un proprio libro di appunti. Inoltre, dato l’anacronismo attuale del concorso che richiede di stendere gli elaborati a mano, è necessario esercitarsi anche nella calligrafia onde evitare di non essere facilmente leggibili.
  2. L’elaborato deve essere esposto in maniera esauriente, pertinente e rispondente alla traccia. Scrivere un tema che corrisponda a questi requisiti è solo apparentemente facile. Di solito i candidati, nei temi di concorso, tendono a dimostrare di essere molto preparati e quindi, pur avendo compreso la questione esposta nella parte speciale del tema, ne fanno precedere la disamina da una lunga premessa di carattere generale riguardante gli istituti giuridici di riferimento. E’ un’impostazione errata che rischia di portare il candidato fuori tema e impedisce, a volte, di cogliere la sostanza delle questioni suggerite dalla traccia. Non bisogna mai dimenticare che la parte generale e quella speciale del tema devono essere bilanciate ed integrate tra di loro e vanno esposte secondo i medesimi canoni interpretativi rimanendo sempre e solo aderenti alle norme del codice, le quali, proprio per questi motivi, devono essere lette (e studiate) attentamente prima di cominciare a scrivere. Il metodo suggerito è pertanto quello di far precedere la stesura della scaletta e del tema da un’analisi delle norme, individuabili attraverso una ricerca sui testi normativi, senza tuttavia ricorrere al manuale sul quale si è studiato, o ad internet o alla giurisprudenza. Lo sforzo esegetico deve essere personale e strettamente ancorato alla norma. Successivamente va redatta una scaletta nella quale dovranno essere annotati i principi di diritto sui quali costruire il proprio pensiero. In questa maniera l’elaborato potrà svolgersi intorno ad una o più questioni centrali che dovranno essere le direttrici di fondo di tutto l’elaborato.  Questi i vari passaggi:
  3. Leggere attentamente la traccia e individuare le parole – chiave
  4. Ricercare sull’indice analitico del codice le norme di riferimento per ciascuna parola – chiave
  5. Annotare le norme in scaletta e dedurre il principio di legge
  6. Individuare le questioni centrali del problema e la tesi di fondo da sostenere
  7. Stendere il testo rimanendo fedeli alla scaletta, suddividendolo in paragrafi titolati corrispondenti alle questioni centrali ritenute rilevanti.
  8. Scrivere ogni periodo curando il collegamento logico con quello precedente, andando a capo solo nel caso di mutamento di concetto
  9. Non ripetersi
  10. Corredare il testo della premessa e delle conclusioni
  11. L’ultimo criterio riguarda la soluzione della questione speciale che la traccia impone di risolvere e che, spesso, si presenta di difficile disamina perché frutto di contrasti giurisprudenziali. A riguardo è necessario premettere che, diversamente da quello che pensano tutti i candidati, lo studio delle materie di concorso, pur richiedendo una disamina approfondita delle principali questioni giurisprudenziali, non richiede affatto di memorizzarle e di conoscerle tutte. E’ sufficiente, sul punto, che l’approccio a tale tipo di studio sia, anch’esso, ragionato e venga condotto tenendo ben presente (volta per volta) la questione di fatto e di diritto che i Giudici dovevano, in quel caso, risolvere. In questa maniera, oltre che comprendere la ragione della decisione, si prende confidenza con la tecnica argomentativa utilizzata dai Giudici nelle loro sentenze in modo da poterla sperimentare, in seguito, personalmente. Ne deriva che, se la  soluzione della questione si fonda su norme di diritto e su tecniche interpretative corrette, va considerata valida pur se non in linea con la giurisprudenza prevalente. A titolo esemplificativo può essere citata la traccia diffusa nell’ultimo concorso in Magistratura sulle servitù prediali: “Modi di acquisto delle servitù prediali. Tratti, in particolare il candidato della servitù di mantenere una costruzione a distanza illegale da altra costruzione e della configurabilità della medesima servitù in caso di immobile costruito abusivamente”. La traccia constava di una parte generale inerente l’illustrazione dei vari e molteplici modi di acquisto delle servitù e di una speciale, caratterizzata dalla soluzione di un problema specifico inerente un’ipotetica situazione di fatto esistente fra due costruzioni vicine, caratterizzata dalla violazione delle distanze legali ed  associata alla presenza o assenza  di abusi edilizi.  Ai candidati è stato, perciò, chiesto di offrire una soluzione ragionata al caso concreto, prendendo posizione sulla possibile sanatoria del predetto stato di fatto, a mezzo della costituzione – anche per via giudiziaria – di una servitù che consistesse nell’attribuzione di un peso  sul fondo servente, consistente nel tollerare la violazione delle distanze legali rispetto all’altro fondo. Il nucleo della questione riguardava un principio di diritto non espresso nella traccia, individuabile per via ragionativa, inerente la possibile deroga al principio di prevenzione, che impone, come è noto, al titolare di un fondo preesistente di ottenere dall’altro proprietario il dovere di arretrare fino a tre metri o di costruire nel rispetto della distanza oppure sul confine chiedendo la comunione forzosa del muro. La questione si appalesava perciò combattuta tra interessi privatistici e pubblicistici ed andava risolta a seconda se si ritenessero predominati ora gli uni ora gli altri. Nessuna rilevanza aveva pertanto la conoscenza di questa o quella giurisprudenza essendo necessario ragionare sul carattere delle norme impositive delle distanze legali e sulla loro derogabilità attraverso un percorso argomentativo sulle norme di pertinenza.

A conclusione di quanto finora detto, appare evidente che lo studio ragionato delle materie di concorso e l’acquisizione della tecnica di studio e di stesura dei temi costituiscono due facce di una medesima medaglia. Senza uno studio ragionato non è possibile scrivere un tema sufficiente e viceversa. Il corretto uso della tecnica argomentativa e della esegesi delle norme costituisce, pertanto, il fulcro di tutta la preparazione giuridica ed è, in definitiva, il vero grande segreto per diventare ed essere dei buoni Magistrati.