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Lucrezia Mollica
Partecipante
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Carissima e carissimi tutti, mi fa piacere che, probabilmente leggendomi nel pensiero, Maria abbia subito fatto riferimento alla proposta di legge Pillon. Disegno che parte da un’esigenza sentita e necessaria: la riforma del diritto di famiglia in un’ottica di riequilibrio dei rapporti tra i protagonisti di tutte le vicende familiari, nonni compresi. Una proposta tuttavia declinata in modo confuso e superficiale e che presta il fianco a critiche e reazioni altrettanto confuse e superficiali. Questo disegno di legge sembra voler considerare la famiglia che si separa una sorta di tavola pitagorica, dove i tempi e i conti devono tornare esattamente divisi a metà. In realtà così non è e non può essere, ma la reazione violenta e talvolta addirittura insultante verso i firmatari del disegno di legge ha fatto sì che non ne sia nata una costruttiva dialettica, ma si siano radicalizzati schieramenti opposti e pertanto altrettanto errati. La mediazione familiare ha avuto con l’avvocatura un rapporto all’inizio non facile perché si ritenevano gli avvocati geneticamente incompatibili, essendo di parte, con la mediazione stessa. In realtà, prescindendo ovviamente dal ruolo in cui l’avvocato sia difensore di una delle parti, egli può benissimo esercitare il ruolo di mediatore. Occorre peraltro distinguere tra chi per lunga esperienza aggiunta a sensibilità personale eserciti tale ruolo con modalità non basate su studi specifici e chi invece abbia acquisito il titolo di mediatore familiare. Il ddl Pillon è stato criticato perché prevede un primo incontro obbligatorio di mediazione, peraltro a quanto pare gratuito; vero è che se le parti non collaborano la mediazione diventa più difficile, ma altrettanto vero è che un bravo mediatore in un primo incontro può rendersi conto se ci sia terreno su cui lavorare e che comunque anche oggi molte coppie arrivano alla mediazione su invio dei tribunali. Ancora una volta dunque si tratta di intendersi e cercare di arrivare rapidamente a un risultato che abbia un senso . Tornando al tema della alienazione parentale sono convinta che la mediazione, purché sia tempestiva e competente, sia uno dei pochi, se non l’unico strumento per bloccare al più presto possibile il nascere di situazioni che possono diventare devastanti. Il ddl Pillon prevede in casi estremi l’allontanamento dalla famiglia del minore, talvolta ciò già è avvenuto, ma a questo punto a mio avviso il tessuto familiare è ormai lacerato. Occorre intervenire presto soprattutto sul genitore che si sente abbandonato o tradito o solo: occorre,se necessario ,intervenire anche con prescrizioni giudiziarie pesanti ,per far capire che, salvo ovviamente casi di violenza e di abuso sui minori, l’altro può essere stato un pessimo compagno di vita, ma rimane pur sempre la madre o il padre del proprio figlio